Manifesto per Cyberpunk 2030
Come studio sul colore blu ho scelto di lavorare sull’estetica cinematografica, realizzando il manifesto per un ipotetico film di genere cyberpunk.
In questo caso, solo gli avatar presenti sono stati generati con l’intelligenza artificiale, mentre tutto il manifesto – dalla composizione grafica al trattamento cromatico – è stato interamente realizzato da me con Photoshop e InDesign.
Io vedo l’IA come uno strumento di co-operazione: la parte creativa, compositiva ed editoriale rimane il risultato del mio pensiero e delle mie scelte.


IA nel cinema
(scorri per vedere come ho usato l'IA anche nella moda e nei social)
Trailer Cyberpunk 2030
In inglese


In Italiano
Generazione Avatar
Ho utilizzato uno strumento particolarmente efficace, del quale preferisco non rivelare l’identità, per generare i primi avatar realistici destinati alle immagini di riferimento. Questi avatar sono stati sottoposti a un processo di addestramento nel corso del tempo, mirato al raggiungimento della massima qualità possibile, sia nella resa delle texture cutanee, sia nella riproduzione accurata degli elementi visivi caratteristici delle peculiarità umane.


Prompt: “Lucy di Cyberpunk: Edgerunners. Parrucca bianca ossigenata con frangia, elegante e futuristica. Giacca cyberpunk bianca corta, aperta sul davanti, con collo alto. Body aderente in lattice nero, che espone l’addome e la schiena. I guanti neri senza dita aggiungono un tocco di stile. Body integrato o pantaloncini neri, abbinati a calze autoreggenti per contrasto. Stivali neri high-tech con dettagli LED viola/blu, stile cyberpunk da combattimento. Eye-liner lungo, ombretto scuro con sfumature viola, labbra rosa tenue. Misterioso. Sfondo vibrante di luce al neon”
Durante lo svolgimento del progetto (Marzo 2025), la difficoltà principale è stata rappresentata dal mantenimento della coerenza dei tratti somatici e della fisionomia generale dei volti generati, evitando così variazioni indesiderate tra le diverse immagini. Tuttavia, grazie alla selezione accurata della piattaforma appropriata, sono riuscito a individuare un sistema efficace che consente la replica affidabile e consistente delle immagini, mantenendo inalterate le caratteristiche fisiche del soggetto rappresentato.
Prompt: “Capelli corti e neri, barba curata, espressione calcolatrice e spietata. Indossa un abito nero tagliente e sartoriale con blazer a revers stretti, camicia bianca e cravatta nera sottile. I guanti di pelle nera sottolineano la raffinatezza e la minaccia. Scarpe nere lucide, immacolate e sinistre. Sottili miglioramenti cibernetici argentati visibili alle tempie e al collo. Alle sue spalle, un paesaggio urbano devastato dalla distruzione, fiamme, insegne al neon in frantumi e fumo si levano minacciosi”




Generazione Clip


Ho utilizzato SORA (OpenAI) per la creazione delle clip di accompagnamento del progetto. Sono state generate numerose clip complessive della durata di 5 secondi ciascuna, di cui ne ho scaricate 106. Tra queste, ne sono state effettivamente impiegate 63.
Per la realizzazione delle scene con gli attori ho utilizzato Kling AI, impiegando prompt testuali sviluppati sulla base delle immagini di riferimento precedentemente generate tramite la piattaforma di creazione degli avatar. In totale sono state generate 44 clip, di cui ne sono state utilizzate 6.
Prompt: “un bar scarsamente illuminato, ripreso in tonalità blu neon ad alto contrasto, che evocano l’estetica nostalgica dei film classici. l’attenzione si concentra su una donna con un elegante taglio di capelli a caschetto, che emana raffinatezza e mistero.”
Prompt: "L’antagonista parla a una conferenza in cui è ripreso al microfono in una sala molto grande. In Slow film girato con l’obiettivo sul protagonista. Qualità cinematografica. Tavolozza di colori blu tecnologici."
Generazione Clip


Per l’editing del video ho scelto di utilizzare CapCut al posto di software più tradizionali come Adobe Premiere, adottando un approccio orientato all’“esperienza d’uso”, in cui ciò che conta non è lo strumento in sé, ma il risultato finale e l’efficienza del processo creativo. L’obiettivo era dimostrare che, pur operando dalla propria camera, è oggi possibile realizzare contenuti di qualità cinematografica, sfruttando in modo intelligente le tecnologie a disposizione. Questo non significa che “chiunque” possa ottenere gli stessi risultati con facilità, ma che, con una visione chiara, competenze tecniche e padronanza degli strumenti di prompt engineering e storytelling, è possibile trasformare un’idea in immagini concrete e coerenti. La scelta dell’intelligenza artificiale non è stata un modo per semplificare il lavoro, bensì per superare limiti produttivi e tecnici, offrendo nuove possibilità espressive. Le scene complesse, come esplosioni su larga scala o ambientazioni distopiche, sarebbero state impossibili da realizzare in un contesto tradizionale, ma l’IA ha rappresentato il mezzo per rendere visibile ciò che prima poteva esistere solo nella mia immaginazione. Ogni immagine nasce comunque da un pensiero, e il passaggio dai concetti ai pixel è stato reso possibile solo grazie a un uso consapevole e mirato del linguaggio nei prompt, insieme a un attento lavoro di editing.
La colonna sonora è stata composta da un produttore indipendente reperito su YouTube (nome non disponibile), mentre le voci doppiate sono state realizzate tramite ElevenLabs, in linea con l’approccio integrato del progetto.
Tutte le fasi di editing, post-produzione e correzione colore sono state curate personalmente. La trama, la direzione artistica e la visione complessiva dell’opera sono frutto esclusivo del mio lavoro creativo.
Riflessione finale
Il lavoro svolto rappresenta molto più di una semplice esercitazione tecnica: è stato un percorso complesso, stratificato e profondamente personale, in cui le competenze tecniche, il pensiero progettuale e la dimensione creativa si sono intrecciati in modo indissolubile. Ogni fase – dalla generazione degli avatar alla scrittura dei prompt, dalla costruzione narrativa al montaggio finale – è stata affrontata con l’intento non solo di dimostrare cosa sia possibile realizzare con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, ma anche di indagare il rapporto tra uomo, macchina e immaginazione, restituendo un’opera coerente, espressiva e, soprattutto, pensata. Al centro di tutto questo processo si colloca il blu, scelto non come semplice elemento cromatico, ma come vero e proprio dispositivo semantico e concettuale. In questo progetto, il blu agisce su più livelli: estetico, narrativo, emotivo e simbolico. Nella prima parte, caratterizzata da atmosfere neon e vaporwave, il blu si presenta in tonalità sature e artificiali (blu elettrico, indaco, lavanda, ciano), evocando una nostalgia futuristica tipica degli anni ‘90 e della cultura cyberpunk. Qui, il blu richiama l’immaginario collettivo del futuro passato: città illuminate da luci al neon, tecnologie avanzate ma decadenti, un’estetica in bilico tra fascino e alienazione.
Con l’arrivo dell’“olocausto” narrativo, la tavolozza cromatica si spegne e il blu si trasforma: si fa più grigio, profondo, metallico, fino a diventare blu ceruleo o blu reale. Questa trasformazione visiva accompagna lo sviluppo del racconto e marca il passaggio da un mondo artificiosamente vitale a uno tecnologico, spoglio, freddo. Non è un semplice cambio estetico, ma un’evoluzione simbolica: il blu, che nella fase iniziale rappresentava l’illusione e la seduzione del progresso, diventa ora metafora del distacco, dell’alienazione e del controllo. In termini di comunicazione visiva, questo passaggio cromatico guida lo spettatore anche senza parole, facendo da collante tra le emozioni e la narrazione visiva.
Dal punto di vista storico e culturale, il blu è sempre stato un colore carico di significati ambigui e profondi. Nell’antico Egitto era associato alla divinità e al cielo, nel Medioevo veniva utilizzato per rappresentare la purezza e la Vergine Maria, mentre nell’età moderna è diventato simbolo di razionalità, rigore e controllo (non a caso è il colore predominante negli ambienti tecnologici e aziendali). È anche il colore più amato a livello globale, secondo numerose ricerche, proprio per la sua capacità di comunicare fiducia, profondità e mistero. Tuttavia, è anche il colore della distanza, della malinconia (si pensi all’espressione “feeling blue”), della freddezza e dell’ignoto. Questo duplice significato del blu – tra rassicurazione e inquietudine – è stato esplorato nel progetto con l’obiettivo di costruire una narrazione visiva capace di riflettere sulle ambiguità del nostro presente digitale.
In sintesi, il blu è stato il filo conduttore invisibile del progetto, sia sul piano visivo che su quello concettuale. Ha dato coerenza all’estetica, profondità al messaggio e continuità tra le fasi narrative, diventando un vero e proprio linguaggio visivo a sé stante.
Il lavoro si è così trasformato in una dimostrazione concreta del potenziale espressivo dell’intelligenza artificiale, non come sostituto della creatività, ma come estensione delle sue possibilità. La vera sfida è stata proprio questa: usare la macchina non per replicare il reale, ma per tradurre un immaginario, per raccontare un’idea, per costruire visivamente una storia che, senza questi strumenti, sarebbe rimasta confinata nella mente. La tecnologia, in questo senso, non è la fine dell’arte: è il nuovo linguaggio con cui l’arte può rinascere.


IA nella moda
In questo progetto ho sviluppato una simulazione editoriale ispirata all’estetica delle riviste di alta moda, in cui Aya, avatar generato con intelligenza artificiale, viene presentata come protagonista di copertina.
L’intervento non si limita alla creazione dell’immagine: ho curato l’intero concept visivo, il layout grafico e la direzione artistica, con l’obiettivo di mostrare come un’identità virtuale possa essere trattata con la stessa cura e rigore di una vera modella editoriale.
L’obiettivo era chiaro: dimostrare il potenziale reale dell’IA come risorsa creativa per il design editoriale, la grafica applicata e la comunicazione di moda.
L’attenzione al dettaglio – dal contrasto tra sfondo e incarnato fino alla resa dei materiali gioiello – trasforma questa simulazione in un manufatto editoriale credibile e seducente, pronto per il mondo reale.




IA nei social
Da oltre un anno e mezzo sto sviluppando un ecosistema digitale basato su 8 identità artificiali originali, ciascuna con un’estetica, una personalità e un pubblico di riferimento ben definiti.
Questo progetto nasce con l’obiettivo di studiare il comportamento degli algoritmi sociali, in particolare quello di Instagram, e di testare le potenzialità dell’intelligenza artificiale nel creare, gestire e far crescere figure pubbliche virtuali.
In questa fase sto lavorando alla sperimentazione dei contenuti, alla generazione ottimizzata di immagini e video tramite prompt engineering avanzato e alla realizzazione di un sistema di pubblicazione automatizzata. Ho addestrato GPT-4 per supportarmi nella scrittura autonoma di prompt visivi e nella costruzione di narrazioni coerenti, combinando estetica, storytelling e psicologia del target.
Parallelamente, ho creato una piattaforma di interazione a pagamento con le identità AI tramite chatbot e sto testando modelli di monetizzazione sostenibile con contenuti digitali su misura.
L’obiettivo a medio termine è l’integrazione di AI Agents per l’interazione automatica via DM, e a lungo termine l’espansione del progetto in ambiti come pubblicità, cinema, moda, NFT ed e-commerce.
Questo non è un semplice esperimento, ma un progetto di intelligenza creativa distribuita: un sistema scalabile dove le AI non sono strumenti, ma entità autonome gestite strategicamente per generare valore culturale, economico ed estetico.








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